sabato 17 ottobre 2009

The Italian Job... (o anche Wahiba Sands)

Questo post ha due obiettivi: il primo, rassicurarvi che sono tornata dalla 'gita' nel deserto sana e salva, il secondo, raccontarvi come e' andata.

L'avventura e' iniziata il giorno precedente, spesa (piu' o meno) fatta, compreso acquisti di attrezzature inutili e inutilizzate perche' avevamo sempre e comunque 20 o 30 persone pronte ad aiutarci, con roba molto piu' professionale ed incredibilmente piu' figa, sorge un problema. I meccanici si sono trattenuti l'Hummer dell'Avvocatessa, dopo averlo completamente sventrato per il Major Service, con la scusa che aspettavano pezzi da Dubai (secondo noi molto piu' probabilmente aspettavano qualcuno che lo sapesse rimontare).

Male. Malissimo. Anzi, MALERRIMO. In quattro e quattr' otto ci siamo ritrovati a piedi. Troppo eccitate ormai per rinunciare, non ci siamo date per vinte.

Abbiamo noleggiato un Land Cruiser, grazie all' aiuto di un nostro amico. La gioia di aver risolto il problema era tale, che abbiamo deciso di portarci anche l'Ingegnerino.

Ovviamente mercoledi' e' stato un giorno delirante un po' per tutti, lavorativamente parlando, dico. Usciti dall' ufficio tardissimo, abbiamo raccattato il fighissimo Land Cruiser bianco, impacchettiamo la roba, caricato alla buona la macchina, e siamo filati a letto.
Giovedi' mattina alle 5 siamo partiti direzione Al Khamil, dove alle 8 ci aspettavano gli altri.
Lo dico sempre, e' ora che la gente del PDO (il dipartimento dei petrolai) inizi a lavorare seriamente e a percepire stipendi da persone normali e non da calciatore Italiano. Loro erano gia' partiti nel primo pomeriggio e si sono fatti la strada con calma, tutti con la loro terza automobile (comprata al solo scopo di distruggerla nel deserto). Noi, tuttavia, tenendo una tranquilla media di 180 (fortunatamente qualcuno aveva disattivato la spia dei 120 km/h, che nel Cruiser e' fastidiosissima), siamo riusciti a presentatarci addirittura in anticipo.


Finalmente partiamo, sgonfiate le gomme alle porte delle Wahiba, mi pongo al posto di guida (e non sono praticamente riusciti piu' a farmelo mollare) e via.

Si inizia subito con una duna piuttosto piuttosto alta e non troppo compatta, il mio battesimo del deserto mi vuole vedere in faccia sin da subito.
L' Agente Tackelberry (un tipo scalzo e seminudo, coperto solo da un gile' beige e da un paio di pantaloncini lisi) e famiglia, cane compreso, si sono subito insabbiati con il loro Hummer. Seguiti a ruota dall'Omanita Geloso, che partecipava con Land Cruiser a noleggio e che ha mostrato nel corso della traversata notevole invidia e disappunto per la perizia del nostro equipaggio FEMMINILE. Parlo di equipaggio femminile perche' l'Ingegnerino non si puo' contare. Per la maggior parte del tempo non ha fatto altro che ingozzarsi di datteri, sputando i noccioli dal finestrino e affermando fieramente "Sto spargendo il mio seme in Oman", accompagnato pane arabo e pringles (adattissime nel deserto, direi). Ha guidato per un certo tratto, contribuendo con perizia al so called "Italian Job", che io ho provveduto a completare il giorno seguente.

Devo ammettere che ai primi tentativi ho fallito miseramente pure. Sabbia troppo morbida, macchina troppo pesa e inesperienza. Abbiamo visto che il Guru (uno degli organizzatori, con Land Cruiser in tinta con la maglietta e con l'attrezzatura piu' figa di tutti) aggirava la cosa, e l'abbiamo seguito.

Dopo l' incitamento dell' Organizzatore2, che continuava a ripetermi "Non e' la tua macchina" (cosa che ho poi seguito pure troppo), ho lanciato il mezzo a tavoletta su per la duna. Ed e' andata. E' stato come un interruttore.

Tenendo nella mente il mantra del Guru "Momentum is your friend, Speed is your Enemy", abbiamo proceduto egregiamente, scalando dune e scendendo dolcemente da strapiombi di sabbia semiverticali. Insabbiandoci, talvolta, ma sempre con stile. In questi casi, a differenza dell'Omanita Geloso, ridevamo e scendevamo a fare foto, fiere di essere riuscite a posizionare un Land Cruiser in posizione verticale nella sabbia o di averne trovato il baricentro perfetto, sulla cresta di una duna, lasciando tutte e quattro le ruote in aria. In realta' poi questo non e' successo cosi' frequentemente, considerando il peso del mezzo e la mia prima volta alla guida. Ma soprattutto MAI di fronte agli occhi dell' Omanita Geloso. Il quale e' diventato il nostro acerrimo nemico, e soprattutto, continuava ad insabbiarsi in punti (difficili) che noi superavamo senza sforzi. Vedendo il suo modo di doverci dare consigli per forza o correggerci su qualcosa che avevamo fatto o su un modo o un altro di superare dei punti, ma soprattutto vedendo come godevamo quando si insabbiava, abbiamo capito perche' la prima cosa che ci e' stata raccomandata nella lezione di teoria era stata: "Don't be belligerant with other members".

Ovviamente eravamo incitate dagli altri partecipanti, soprattutto dal Tedesco (Organizzatore3) che ci ogni tanto ci metteva un po' alla prova, ma che si vedeva chiaramente che era fiero, assieme ad Organizzatore2 e al Guru, dei 'mostri' che aveva creato.

Tutto questo ci ha fatto meritare un gustosissimo gelato alla pausa pranzo, offerto dal Guru. Il Guru e' il Guru, d'altronde, e riesce anche a portarsi i gelati nel deserto.
Abbiamo guidato per tutto il giorno, compiendo 30 km. Insabbiandoci, ridendo, distruggendo il paraurti posteriore (che magicamente e' tornato in forma da solo dopo una successiva botta) e quello anteriore (che invece non ne ha voluto sapere di sistemarsi spontaneamente). Ogni volta ringraziando con cuore i meccanici che si erano trattenuti la Hummer di Alessandra.

A sera, esausti ma fieri, abbiamo montato il campo, allestito il barbecue e gustato Prosecco e vino rosso, ovviamente rigorosamente in flute e calici di vetro, ascoltando un ottmo sound generato da casse Bose. Non stupitevi, pare che questa finezza non sia niente in confronto a quello che Claire e Guillermo si portano solitamente quando campeggiano con Laurence (il Land Rover, che usano per i campeggi stilosi).

Il giorno seguente, dopo un' ottima colazione siamo ripartiti, completando la nostra avventura e finendo di imbozzare il parafango anteriore. Infine siamo usciti dal Deserto e stanchi e contenti siamo tornati a Muscat.
Ovviamente, non potendo restituire il cruiser in quelle condizioni, ci siamo diretti a Wadi Khabir, la malfamatissima zona di Carrozzieri, Carpentieri e Fabbri. Con mio enorme stupore, essendo Venerdi' pomeriggio erano tutti chiusi. Vengo da Salalah, li non e' cosi', solo nella fiorente Muscat gli indianini dei vari workshop possono permettersi il giorno di riposo settimanale.
Ma Allah e' generoso, e a Wadi Khabir, il Sig. Al Bustan (che in realta' non si chiama cosi', ma che prende il nome dall' officina in cui lavora, come tutti gli altri, del resto) si offre di lavorare all' Italian Job dalle 7 a mezzanotte.
Dopo una cena -e una pennica sul divano di Alessandra- torniamo a riprenderci la macchina e voliamo dritti all' ufficio della societa' di ingegneria che ce l'ha procurata (e dove l'avevamo presa il Mercoledi' sera).
Li ci attendeva, addormentato sul cassone di pick up, un tecnico omanita della suddetta societa', pronto a ripartire (nella notte), alle volte delle Wahiba per raccogliere campioni di sabbia. Unico bagaglio: un cuscino, un paio di ciabatte e dei sacchetti di plastica (per i campioni di sabbia)... e una notevole dose di "Allah Kareem" (Allah e' generoso).

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